venerdì 20 febbraio 2009

Il sesso femminile come modello cognitivo


Sesso e conoscenza sono sempre insieme. Le mosse della ragione, della razionalità maschile finalizzata agli scopi immaginati dalla libido, si scontrano sempre, in ogni tempo, luogo e cultura con le ragioni del corpo femminile. Le donne incarnano le istanze del corpo contro la ragione: eteronomia di sentimenti e alterità di coscienza si scontrano con l'autonomia delle pulsioni maschili (istinto di azione) e volontà di dominare il mondo per mezzo di idee, astrazioni, concetti e teorie.

Il corpo pervaso dai sentimenti corporei , istintivi ( Dea Kali), emotivi (Dea Lakshmi) e cognitivi (Dea Saraswati), è sempre femmina e quindi plurale (trino) nelle sue istanze e nei suoi bisogni. Quando l'idea partorita dall'emisfero sinistro maschile (Saturno), anche la più alta e pura, si incontra con la ragione del corpo rappresentata dalla donna, sia pure in una pretesa di ascesi e purificazione, l'idea ne viene infettata e contaminata in modo irredimibile.

La concezione tantrica della vita, a differenza della fisolofia generata dall'ego cogito cartesiano che rimuove in pochi decenni l'androginia di pensiero conquistata dagli artisti rinascimentali, si inoltra fino alle radici della conoscenza biopsicologica e delle regole epigenetiche che modellano i rapporti tra gli uomini e tra l'uomo e la natura. Il corpo, in quanto depositario degli istinti, della pulsioni e della libido (desiderio di integrare parti mancanti di sè), è il tempio della sessualità assoluta in cui è possibile realizzare l'emancipazione dagli aspetti corcitivi legati ai fini biologici (riproduzione/conservazione). materiali (piacere/sicurezza) e sociali (famiglia/cultura) dell'esistenza.

La concezione "cattolica" del sesso femminile, ritenuto dalla ragione maschile incapace di sviluppare una volontà autonoma e libera dai suoi fini (procreazione e oggetto di piacere), e dunque incapace di sostenere valori etici finalizzati al bene, individua nella donna il "diavolo" che fa cadere l'uomo nella colpa, sia se lo vuole libertino, sia se lo vuole rendere asceta. Il corpo della donna, "karmicamente" assoggettata alle funzioni di riproduzione della specie, è il pericolo più grande dell'unità dell'io psicologico, in quanto essa è, secondo l'immagine platonica, creatura policefala, portatore di molte ragioni e quindi di plurarità e contraddizione. E' chiaro che il corpo reso funzionale dal Pleroma degli istinti e luogo di scontro di sentimenti contrastanti, rappresenti per la donna stessa un elemento costante di conflitto e di lacerazione dell'anima.

Il suo segno è Penia: mancanza, bisogno, miseria. E per questo suo carattere (psichico) che la donna tutto inghiotte, sugge e dissolve ogni ricchezza. In quanto Matrice della vita e divinità del Tempo (la Dea Kali), il corpo femminile parla, attraverso l'inconscio, una pluralità di dialetti che non coincidono mai con il linguaggio comune, portatrice di una alterità di emozioni, eterogeneità di sentimenti morali e infine estraneità ai valori correnti che la colloca al di fuori da ogni discorso etico ed estetico.

A differenza dell'uomo che compie atti corporei semplici ed espleta funzioni sessuali automatiche, spesso e volentieri mal coordinate, l'anima della donna (i suo sentire) deve stabilire un rapporto consapevole con il proprio corpo. Poichè l'accoppiamento rappresenta il suo "schematismo" biologico- trascendentale, il coito diventa conoscenza dei sentimenti istintivi, emotivi e cognitivi che strutturano, infine, quella "coscienza di relazione" peculiare delle donne ( e degli alchimisti) libere da pregiudizioni, sensi di colpa, perversioni, desideri inibiti, curiosità morbose e false intenzioni che inquinano la percezione della realtà e i rapporti sociali.

Il sesso femminile, inteso come esperienza di accoppiamento cinestetico attuata dalla propriocezione (la potenza di Kali) , rappresenta per gli alchimisti il modello cognitivo per evolvere nelle qualità morali/sensoriali, etiche/percettive ed spirituali/estetiche che l'individuo (l'io sperimentatore) deve far crescere dentro di sè se vuole gedere di ogni attimo della vita.

L'anima gode all'interno del corpo (lo stato di Grazia) quando non influisce sulla motricità del corpo e ciò avviene quando il sesso femminile (la yoni fisica) è comprenetrata nel fallo (lingam) al punto che maschio e femmina formano una cosa unica nel simbolo dello Shiva lingam. Il culto del lingam ha un significato spirituale che trascende l'aspetto genitale dell'accoppiamento. E' il lingam di Shiva che accende nel corpo (Kali), nel cuore (Lakshmi) e nella mente (Saraswati) femminile, il desiderio di conoscere i sentimenti evolutivi delle tre Dee che rappresentano ancora oggi un modello insuperato di consapevolezza, comprensione e conoscenza della natura umana (la Via Umida degli alchimisti).

Quando l'individuo impedisce alla "donna interiore" di evolvere attraverso le eperienze del sesso, dell'amore e dell'arte incarna le sembianze di Shiva /Rudra, il distruttore di mondi, il signore delle lacrime. L'inibizione, la castrazione e il rifiuto di accoppiarsi con la donna secondo le modalità "istintive, emotive e cognitive" prescritte dalla sua sessualità, produce nella cultura occidentale il fenomeno della distanza da sè, della non coincidenza con sè peculiari della solitudine e dell'alienazione. La coscienza occidentale è intesa quindi come lacerazione, risposta a un senso di perdita e di disintegrazione dell'io. L'Io sperimentatore (Teseo) perde uno dei suoi fili (Arianna) e non è più in grado di uscire dal labirinto della psiche, cadendo vittima della fame carnivora del Minotauro, simbolo della libido egocentrica di chi ricerca i piaceri della vita (i sette fanciulli) e il cibo spirituale (le sette fanciuille) all'infuori di sè.


Sesso e conoscenza si uniscono in un unico filo (il filo del Sè) quando l'individuo "addormenta" l'istinto, la pulsione e la libido (i tre satiri dipinti da Botticelli) e lascia che sia l'amore, la percezione e l'intuito di Afrodite (vestita) a guidarlo verso la realizzazione della perfezione. Shiva (Marte) diventa allora un Dio benefico, signore del sonno, immune da ogni tentazione di esercitare il potere connesso al nome/azione, all'identità/volontà e alle proprie idee/sapere, perfettamente nudo e integro, stabile e privo di turbamento, equilibrato e consapevole di essere pura energia sessuale (il lingam), lo solfo degli alchimisti.

Unendo l'energia sessuale di Shiva al filo illuminato dal sesso femminile (la parte sinistra del corpo), l'io (privo di ego) dà vita all'amore (eros), alla coscienza (amor) e all'intelletto (Hermes) dell'anima. Marte perde il suo significato di fallo, e, nella sua dimensione più evoluta, diventa il "triplice fuoco" della trascendenza (il sè spirituale)

"Non ha corpo e neppure organi di percezione. Non esiste nessuno che gli sia simile o più grande. Noi sentiamo parlare unicamente delle mille forme dei suoi inerenti poteri trascendenti, il sapere, il volere e l'agire" (Shvetashvatara Upanishad)

I poteri trascendenti di Shiva sono una manifestazione della Shakti femminile poichè l'azione si traduce in consapevolezza di relazione (Animus), la volontà in coscienza di relazione (Spiritus) e il sapere in conoscenza di relazione (Intellectus). Fare sesso illumina il corpo (eros), la mente (Amor) e lo spirito (Hermes) di Afrodite e là dove le tre cose stanno insieme, nel centro della fronte, è possibile generare l'elixir della Bellezza e della Conoscenza eterna, il soma, il nettare divino, il cibo degli Dei.

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