sabato 7 febbraio 2009

L'istinto trascendente delle donne


La costruzione dell'io è un processo indispensabile per lo sviluppo e l'integrazione dell'individuo nella società, ma, come ha più volte espresso Danielou nel libro "Shiva e DIoniso", è anche la gabbia dentro cui l'anima si irrigidisce e perde la voglia di cantare, come nelle fiaba della principessa infelice che non riusciva più a sorridere.

Costruire l'io significa identificarsi in qualcuno o qualcosa che è esterno a noi stessi. Prima subiamo l'influsso di uno dei genitori, poi degli amici, e infine ci identifichiamo in ciò che siamo in grado di diventare, come ad esempio, un bravo studente, un abile artigiano o un serio professionista, oppure un'ottima amica, una partner fedele o una madre amorevole.

I ruoli sociali e sessuali e i compiti che ci vengono affidati richiedono all'individuo di assumere una identità precisa e di riconoscersi nella professione, nello status sociale o nell'identità di gruppo definita dalla religione o parte politica di appartenenza.

Tuttavia questo schema di strutturazione (maschile) della personalità è lo stesso che ha condotto in occidente alla supremazia della religione monoteista che risulta essere una semplicazione arbitraria, anche se necessaria, utile a contenere l'istinto di conoscenza dell'anima all'interno di un quadro rassicurante e privo di sorprese. L'anima (femmina) si rivolge a Dio Padre (maschio) così come un figlio si rivolge al genitore per assere aiutato e sostenuto nella vita materiale e sociale.

Il Dio occidentale vede e provvede direttamente nei confronti di coloro che sono inscritti in questo ordine indispensabile alla convivenza sociale, mentre per tutti quelli che aspirano alla realizzazione dell' amore, della coscienza e della conoscenza dell'Anima, Dio Padre delega Madre Chiesa il compito di far conoscere la Vita, Passione e Morte del Figlio di Dio, arteficie di un triplice percorso iniziatico che conduce alla morte della libido sulla croce dell'ego (io, individualità, identità e personalità) e la sua Resurrezione nel Sè, modello privo di volto, nome e status in cui è possibile rintracciare l'identità universale dell'Anima.

Per gli alchimisti del Rinascimento le vicende descritte dal Vangelo tracciano il percorso occidentale alla salvezza dell'anima dalla libido altrui e di redenzione dell'io dalla tentazione di obbedire ciecamente agli istinti, alle pulsioni e alla libido di affermare il proprio ego a scapito di qualcuno. Le parabole cristiane sintetizzano metaforicamente i principi dell'Alchimia Universale presente in tutte le religioni e in ogni vicenda umana in cui l'anima, prendendo il sopravvento sulle "deboli e inconsistenti" difese dell'io, celebra la "Morte e Resurrezione" della libido di possesso in una autentica 'intelligenza, coscienza e conoscenza' di relazione.

Imitare Cristo non significa certo diventare il capro espiatorio della libido collettiva, sempre attenta a individuare e colpire gli individui e i gruppi sociali che più di altri manifestano il bisogno dell'anima di liberarsi dal sistema coercitivo imposto dall'omologazione delle coscienze.

Per Bosch imitare Cristo significa essenzialmente percepire e poi comprendere le dinamiche subconscie, individuali e sociali, che impediscono all'anima di esprimersi attraverso i talenti del corpo, le abilità della mente e le qualità dello spirito che la rappresenta nel mondo (animus, spiritus e intellectus). Bosch dipinge le storie della Passione all'interno dell' iride di un occhio, mentre nella pupilla dispone, sopra una roccia marina, un cigno/pellicano, simbolo dell'anima (e di Cristo) che sacrifica se stesso per nutrire la prole.

Ogni animale dipinto nelle tele o negli affreschi del Rinascimento rimanda sempre a un fondamento biologico del corpo e al suo riflesso biopsicologico. Il cigno si ferisce il petto e fa uscire il sangue che sostiene la vita materiale dell'anima, così come il sangue di Cristo, simbolo del sacrificio dell'ego, è in grado di vivificare la mente e lo spirito dell'alchimista. Ciò significa che l'istinto di trascendenza è già iscritto nel codice genetico del corpo, ma per renderlo attivo è necessario integrare la "conoscenza femminile" (sophia) all'interno delle strutture dell'ego occidentale

L'istinto trascendente è identico a quelle delle madri disposte a morire e sacrificare se stesse per la vita, la salute e il benessere dei figli. L'istinto trascendente di Cristo si rivela in coloro che ascoltano le donne della loro vita e poi il richiamo (la ninfa Eco) della propria propria Donna interiore. Chi procede come Narciso a strutturare l'io attraverso le funzioni razionali monocerebrali (maschili e femminili), finisce prima o poi per non riconoscere il proprio volto riflesso dallo specchio.

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