martedì 10 febbraio 2009

L'intuito femminile


La razionalità discorsiva delle donne, rappresentata egregiamente dalle opere di Simon Weil e di Iris Murdoch, ha il pregio di non fossilizzarsi in schemi di pensiero e convizioni che limitano le possibilità della percezione di indagare elementi dell'arte, della cultura, della storia e della società normalmente censurati o scartati dalla coscienza razionale condivisa.

Alcuni fenomeni letterari (Il codice da Vinci ad esempio), culturali (la New Age e le riviste) e sociali (la Moda, la Pubblicità, la Psicologia, i Centri estetici) hanno origine dalla cultura dell'anima di ricercare nella vita non solo la sicurezza materiale, ma anche quelle situazioni di piacere, di svago, di benessere e di cura di sè che hanno la funzione psicologica di convogliare la "pulsione psichica creativa" entro schemi autorefenziali.

Anche la filosofia greca aveva fatto del pensiero femminile una scuola di vita perchè è possibile diventare individuo responsabili e rispettosi delle leggi e nello stesso tempo riuscire a godersi i piaceri del corpo, coltivando le passioni dell'anima all'interno del proprio "giardino", chiamato nel Rinascimento "Hortus Conclusus".

"Il giardino rappresenta già nella prima antichità qualcosa come… la sfera protetta della vita privata. Ma questo "giardino"… ha anche la peculiarità di dare il nome a una scuola, perché il suo fondatore, Epicuro, vi insegnava e rappresentava filosoficamente il mondo e la condotta di vita degli epicurei. Per capire il significato di ciò, dobbiamo per un momento liberarci da una certa immagine che ormai fa parte del nostro linguaggio, secondo la quale è epicureo un uomo dedito al piacere. Non è del tutto falso; va detto, però, che egli non è dedito al piacere perché ama il buon cibo, ama bere, desidera le belle donne o altro ancora,… bensì in quanto coltiva nei confronti di queste cose… anche una certa… cura spirituale e interiore, insomma una cultura dell'anima… in senso proprio. Vorrei peraltro ricordare che la parola "cultura" ha esattamente questo significato: il latino agricultura, la cura dei campi, conserva ancora oggi questa valenza di "coltivazione". E così, ad esempio, quando parliamo dei terreni in campagna, diciamo: "a che punto sono le colture?". Ebbene, una cosa è chiara: Epicuro… ha saputo concepire, in quest'epoca di decadenza politica… e della vita pubblica, una sorta di… rifugio, un atteggiamento… di serenità e di armonia dell'anima, in cui si riconoscevano persone molto dotate, spiritualmente aperte, giovani e non più giovani."

Prendersi cura dell'anima non significa riempirla di cose "dolci e zuccherose" come avviene nella vicenda di Hans e Gretel, ma significa, come insegna la favola, iniziare un percorso di separazione forzata dal sistema delle abitudini e delle credenze (i genitori non hanno più denaro per sfamare i due figli) che conduce all'interno di bosco, metafora di un "luogo mentale nascosto" (inconscio) in cui può accadere una autentica conoscenza di sè.

Conoscere veramente se stessi significa, per gli alchimisti, imparare a riconoscere e distinguere quale dei due emisferi cerebrali sta elaborando le immagini, le parole e la luce riflessa dalla realtà delle cose sperimentate con il corpo. La condizione preliminare per diventare alchimisti è di permanere nella razionalità discorsiva (Giove) ed eliminare dalle proprie riflessioni qualsiasi attività razionale finalizzata agli scopi (Saturno). Ciò significa conquistare una "purezza di intenzioni" che è la stessa degli adolescenti e dei "cavalieri senza macchia" (Percevall) protagonisti delle favole e delle leggende alchemiche.

Il problema di fondo della donna, e del corpo femminile in quanto modello cognitivo degli alchimisti, è di rimanere prigioniera del drago sulla sommità della torre, metafora dell'incapacità dell'io di liberarsi dalla tentazione di permanere in uno stato irrisolto della pulsione psichica creativa (il drago), con il rischio di costringere l'anima in uno stato egocentrico di godimento del corpo e del mondo materiale. Anche l'intuito femminile, non meno della razionalizzazione maschile, può essere finalizzato allo scopi prefigurati dall'ego della donna e quindi delimitare, forse ancora di più di quello maschile, il campo della percezione della realtà e di noi stessi.

Le donne, e gli alchimisti, devono quindi affrontare con lucidità i meccanismi che conducono la mente intuitiva a privilegiare la soddisfazione dei bisogni materiali e i piaceri dell'anima psichica (la strega di Hans e Gretel) e decidere di invertire definitivamente il proprio punto di vista rispetto alla verità interiore.

La mente intuitiva agisce in forme subconscie e inconscie, per cui è difficile comprendere attraverso la logica discorsiva (le riflessioni condivise con altre donne) perchè non siamo in grado di evolvere da certi schemi di comportamento irrazionali e autolesionistici, quasi sempre radicati a proteggere l'anima e a procurarle un effimero piacere sensoriale.

Le donne non sono diverse mentalmente dagli uomini, non sono immuni dalla libido egocentrica, anche se spesso l'ego dell'intuito finalizzato agli scopi (la strega) produce risultati contrari da quelli desiderati. Così come il corpo femminile è depositario dell'istinto di trascendenza che nobilita lo spirito umano, allo stesso modo cova dentro di sè l'istinto di mantenere lo status quo, di difendere le posizioni raggiunte, il benessere materiale e la ricerca, a volte ossessiva e compulsiva, di piaceri fisici, carnali e sensoriali (la Matrigna di Cenerentola).

Affrontare con lucidità la strega che dimora nell'inconscio "femminile" (uguale anche negli uomini) significa lasciarsi alle spalle i modelli paterni (razionalizzazione delle risorse) e materni (sfruttamento delle risorse altrui) e affrontare la dimensione inconscia utilizzando le facoltà di entrambi gli emisferi, senza dimenticare le prerogative della razionalità discorsiva di ritornare più volte sui propri passi (Hans dissemina il percorso con briciole di pane per riconoscere il sentiero del ritorno fino a che la percezione interiore non sia completamente sviluppata)

La caratteristica dell'emisfero sinistro femminile (Gretel), per sua natura epicureo, è di mantenere un contatto significativo di "fratellanza" con l'emisfero destro (Hans), in grado di evolvere nelle abilità sensoriali e di regolare l'azione in funzione della percezione. Sviluppando le qualità cinestetiche dell'emifero destro di trasferire l'azione reale sul piano virtuale, e quindi di elaborare piani sensoriali paralleli a quelli sperimentati direttamente dall'anima attraverso il corpo, l'alchimista sviluppa il "senso di sè" in cui è possibile 'coltivare' la consapevolezza propriocettiva.

Hans non è interessato, come gli altri 'maschi' dominati dalla libido razionalizzatrice, a definire un ego materiale, sociale o intellettuale, ma utilizza le facoltà razionali per selezionare le risposte fische, psichiche, mentali, spirituali, creative e cognitive più idonee per affrontare con successo la situazione contingente.

Giunti davanti alla casa zuccherosa della strega nessuno dei due resiste alla tentazione di essere deliziati dai piaceri sensoriali. Gretel, la razionalità epicurea delle donne, accetta volentieri di gratificare l'anima con cose belle, borse e scarpe di firma, e vestiti leganti, mentre Hans (lo stilista creativo) non può fare a meno di assecondare la sorella definendo lo stile, l'immagine e le forme più adatte a soddisfare le esigenze dell'ego di nutrire l'anima di ciò di cui ha bisogno. RIducendo il discorso ai minimi termini non è difficile immaginare in Hans il fautore delle attività mentali in grado di eccitare il corpo (le fantasie sessuali) e il feticcio capace di soddisfarlo (il vibratore ad esempio).

Tuttavia giunge prima o poi il momento in cui i due fratelli si accorgono di essere ingrassati, impigriti e incapaci di vedere la realtà delle cose per quello che sono. L'intuito femminile che permane collegato alle strutture inconscie (la casa nel bosco) diventa sempre più esigente, sia in termini qualitativi che quantitativi, mentre l'anima rimane ancora insoddisfatta e delusa da ulteriori forme di appagamento sensoriale. Gradualmente l'ego femminile prende il sopravvento e fagocita le potenzialità evolutive e trascendenti dei due emisferi cerebrali. L'individuo coltiva l'ozio, il piacere sensoriale, la ricerca dell'eccitazione derivata da una conquista o una scopata, oppure si gode il benessere economico in viaggi esotici o residenze, e non si accorge che la vera vita è fuori dal bosco, nella piena consapevolezza delle relazioni e degli eventi belli e brutti che accadono inevitabimente per volontà divina (il karma dell'anima che rimane nella dimensione psichica).

Per uscire dal bosco, dalla dimensione inconscia che ispira l'ego femminile ad accettare forme perverse di scambio, per cui possiamo amare un uomo per il suo portafoglio, farci maltrattare senza reagire pur di rimanere attaccate ai beni materiali, è indispensabile capovolgere il paradigma e spingere la strega dentro la stufa.

Per la psicologia rinascimentale non è l'anima che deve essere soddisfatta e gratificata, ma è l'anima che ci deve gratificare attraverso lo sviluppo e l'espressione dei suoi talenti naturali. Mentre nella società occidentale industriale vige il paradigma che sia l'uomo (l'ego razionalizzatore) a prendersi cura della donna (l'anima, la casa, la famiglia, lo stato), nella città dell' utopia alchemica deve essere l'anima a prendersi cura di noi. Ciò non significa che le donne devono assumere i ruoli maschili, ma che la collaborazione fraterna tra i due sessi e i due emsiferi può generare una diverso e più significativo godimento del corpo e della vita.

Se si rinuncia (entrambi i sessi) ad esercitare l'ego razionalizzatore maschile e l'ego intuitivo femminile, si ribaltano le convenzioni e ognuno si confronta con l'altro per quello che è, nella più completa e incondizionata purezza di intenzioni, di desideri e di azioni. E' in questo frangente, ben conosciuto dagli innamorati, che l'anima è libera di agire attraverso il "corpo, la mente e lo spirito" ed esprime la propria autentica natura, identità e intelligenza di relazione.

Liberato dall'ego di decidere per se stessi e gli altri, l'alchimista rinascimentale diventa il "Folle", il Sè supremo, e sperimenta iò che significa essere nutriti dall'amore della propria anima. Non siamo più noi che andiamo in cerca delle cose che possono gratificare l'anima e soddisfare i bisogni materiali, le necessità psicologiche o i desideri più nascosti, ma è l'anima che ci conduce a vivere le esperienze giuste per evolvere in consapevolezza, coscienza e conoscenza del Sè.

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